L’ex fantasista di Inter, Napoli e Parma racconta a Piutre aneddoti speciali della sua carriera.
“Stai attento altrimenti quest’anno riceverai carbone”. La minaccia dei genitori ai propri figli è sempre la stessa quando si avvicina il Natale. Ma pensate se le stesse parole fossero state pronunciate da un Presidente di Serie A al proprio allenatore intorno alla metà degli anni ’90. Sicuramente qualsiasi mister sarebbe stato soddisfatto e non avrebbe chiesto nulla di meglio. Già perché in quel periodo, Benito Carbone era uno dei più richiesti trequartisti che il calcio italiano poteva ammirare, in un campionato, è bene ricordarlo, ritenuto da tutti “il migliore del mondo”.
E allora Piutre Fantacalcio ha deciso di parlarvi di lui. Di raccontarvi qualche aneddoto rivelato durante una splendida intervista al canale Youtube di Piutre Fantacalcio. Per chi ancora non lo conoscesse, Piutre è il primo brand di abbigliamento legato al mondo del Fantacalcio (www.piu3.it). Sui suoi social racconta questo appassionante gioco e il mondo del calcio nelle sue diverse sfaccettature (se guardate su Facebook, Instagram e Youtube di “Piutre Fantacalcio” troverete tanti campioni che sono venuti in contatto con la nostra realtà) sempre cercando di esaltare i valori positivi che lo sport dovrebbe mostrare. Valori che Piutre mette ben in evidenza nei suoi capi, grintosi, vivaci e alla moda. Con personalità. Ora più che mai è il momento di andare a visitare il sito www.piu3.it/collezioni perchè nel mese di dicembre sono previsti sconti pazzeschi (anche del 30%) sui capi invernali (felpe e tute) e primaverili, le T-shirt linee Gol Plus e Bomber.
E a proposito di bomber, si può tranquillamente affermare che Benito Carbone non sia mai stato un fenomenale goleador. Benny ha sempre preferito l’assist alla marcatura, il passaggio vincente rispetto alla gioia personale: “È vero: gli attaccanti che hanno giocato al mio fianco, hanno sempre segnato molto. Ne ricordo tanti ma in particolare vorrei soffermarmi sull’anno della mia consacrazione. Era la stagione 1993/94, Emiliano Mondonico sulla panchina del Torino e Andrea Silenzi come centravanti. Segnò 17 gol in campionato, secondo solo a Signori e Zola (in maglia Parma)”. Proprio Emiliano Mondonico fu fondamentale per la sua esplosione: “Io sono nato calcisticamente al Torino, mi sento un figlio del Filadelfia. Ringrazierò per sempre il mister. Fu lui a volermi in rosa a tutti i costi. All’epoca mi infortunai mentre ero in prestito ad Ascoli e la dirigenza del Toro mi fece tornare in sede per curarmi sotto i loro occhi. Quando ero ormai in fase di guarigione, dopo tanti allenamenti da solo, Mondonico mi chiese di fare una seduta con il gruppo: in quell’occasione sbocciò un feeling unico tra me e lui”.
Nella sua carriera ha condiviso lo spogliatoio con campioni indimenticati: “Uno di questi fu Enzo Francescoli. Arrivò da Cagliari: un fenomeno a livello tecnico e un ragazzo d’oro fuori dal campo. Mi insegnò come ricevere palla, come mettere i tacchetti per proteggermi quando il difensore pressava da dietro, come posizionare il corpo. E poi Andrè Cruz, a Napoli. Ricordo bene quando lo affiancavo, a fine allenamento, e iniziavamo a battere i calci di punizione. Su 10 tentativi, lui ne metteva 9 sotto il sette e in 1 colpiva la traversa. Le mie statistiche erano completamente diverse (afferma ridendo ndr). A fine anno, con impegno e dedizione quotidiana, ero molto migliorato proprio grazie al suo esempio”. Non tutti sanno, forse, che proprio a Napoli Carbone ebbe l’onere e l’onore di vestire la casacca numero dieci, dopo che era stata indossata da Diego Armando Maradona e Gianfranco Zola: “Era una maglia pesantissima: io ho dato tutto per onorarla. I tifosi l’hanno capito e mi hanno sempre sostenuto”. Un altro grande combattente che ha condiviso lo spogliatoio con Carbone è stato Paul Ince: “Un giocatore immenso con un cuore grandissimo. Lui trascinava tutti, durante le gare e in allenamento. Un aneddoto curioso: mentre noi facevamo riscaldamento durante il prepartita, lui non usciva mai sul campo ma si preparava facendo boxe. Poi arrivava in zona sottopassaggio, prima del fischio d’inizio, sempre a petto nudo, in qualsiasi stagione: si spalmava il “vicks” sul petto. Da quel momento iniziava a correre e non si fermava più per tutti i 90 minuti”.
E il suo Parma? Quello della stagione 2003/04? “Era un mix di grandi promesse e di giocatori già affermati. Arrivammo alla penultima partita con la prospettiva di entrare in Champions ma lo scontro diretto contro l’Inter a Milano fu deciso proprio da Adriano che aveva fatto tutta la prima parte di stagione con noi e, a gennaio, era tornato a vestire la maglia nerazzurra. Noi avevamo un grande allenatore: Cesare Prandelli fu incredibile quell’anno, tenendo unita la squadra durante il crack Parmalat. È stato proprio lavorando con lui che ho deciso di diventare allenatore”.
Pietro Razzini
Piutre Fantacalcio